domenica 6 aprile 2014

i love the sound of you running away

Dopo averlo visto allontanare nel buio, Harvey sale sul primo taxi libero e paga la corsa due volte il suo prezzo per convincere il conducente a superare i limiti di velocità e portarlo al più presto nella silenziosa via residenziale in cui ha affittato il suo appartamento.
L'ascensore deve salire poco più di venti piani, ed i minuti trascorsi in quella scatola di metallo sono scanditi dai battiti accelerati di un cuore spaventato.
Non che sia pronto ad ammetterlo di fronte a qualcuno, se stesso compreso.
Ma non riesce a smettere di pensare alle parole di Ezra, e al modo idiota in cui l'ha provocato di proposito. Pensandoci, arrossisce. Si giustifica dicendosi che era un rischio calcolato, che spingerlo deliberatamente così vicino al precipizio della violenza era soltanto un modo meschino per conoscerlo più in fretta, un trucco da prestigiatore.
Per una strana associazione di idee, si ricorda di una volta in cui suo padre lo ha lasciato solo in un grosso centro commerciale. Quanti anni avevo?, si chiede. Cinque o sei. Col senno di poi, sa che suo padre non lo aveva davvero abbandonato: si era solo sottratto alla vista, probabilmente tenendolo d'occhio da dietro una colonna o la vetrina di un negozio vicino. Si è chiesto per anni per quale motivo Harvey Senior abbia deciso di lasciare un bambino così piccolo nella folla ostile di uno dei più grandi complessi commerciali di Manhattan. Alla fine è giunto alla conclusione che fosse semplicemente divertente, dal suo punto di vista. Divertente e rassicurante: essere indispensabile per qualcuno. Che quel qualcuno fosse un cinquenne col moccio al naso, poco importa. Un risvolto dello stress da posizione apicale. Un sintomo di una sociopatia probabilmente congenita. Whatever.
Un lieve cinguettio dell'ascensore lo avverte che la corsa è finita. Si precipita verso la porta, infila le chiavi nella toppa, e quando la serratura si rivela ancora chiusa, tira un sospiro di sollievo. La chiude a doppia mandata alle proprie spalle.
Nei quattro minuti successivi raccoglie gli ultimi taccuini dalla scrivania, e assicura i dossier dei suoi pazienti alla bocca solida e fredda di una cassaforte la cui combinazione rappresenta la trasposizione numerica del nome della figlia.
Riempie il portafoglio di denaro e fa un'ultima ispezione per le stanze per assicurarsi che sia tutto a posto: sulla soglia della camera da letto, si ferma. Le pareti sono ancora intarsiate del sangue di Ezra.

Puzzling you...

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