sabato 7 giugno 2014

nightmares

Quando si mette a letto dopo la seduta con Elian, sa che non chiuderà occhio nonostante la doppia dose di sonniferi che si è fatto sciogliere sotto la lingua pochi minuti prima, e che gli hanno lasciato in bocca un sapore dolciastro, di decomposizione.
Invece si sente scivolare verso il sonno quasi immediatamente e fa a stento in tempo ad esserne grato prima di sprofondare negli incubi.
Solo che non è un incubo. 
È un pomeriggio invernale, sua figlia è intabarrata in un cappottino grigio che la fa sembrare la bambolina che è. Sono tre giorni che non si leva dalla testa la tiara di perline di plastica che Rodney le ha regalato senza nessun motivo. La stai viziando, gli dice Harvey quella sera, e finiscono a discutere animatamente dell'educazione della bambina, che adesso ha sei anni ed ha cominciato da qualche mese la scuola di primo grado. Poi sono in macchina, lui sta guidando. La meta è un parco a qualche minuto di distanza da casa.
Avrebbero potuto andare a piedi, ma fa freddo e le strade sono ghiacciate e c'è pericolo di scivolare.
Andare al parco, scelta numero uno. Andare al parco in macchina, scelta numero due.
Nel sogno non riesce a ricordarsi di che colore è la carrozzeria della macchina. Ci pensa intensamente, sa che è fondamentale ricordarsi il colore della macchina. È distratto, la presenza di sua figlia al suo fianco vacilla come una luce tremula. Come è possibile che mi sfugga il colore della mia macchina, pensa Harvey. Questa macchina mi appartiene, l'ho pagata con i miei soldi, la guido tutti i giorni per andare a lavoro. La conosco perché è mia, è mia perché la conosco. Eppure non riesco a ricordarne il colore e più ci penso più sono incerto sulle sue forme, sulla lunghezza, vorrei girarmi per controllare i sedili posteriori, ma non posso, perché devo tenere gli occhi sulla strada, devo tenere gli occhi aperti sulla strada, non devo chiudere gli occhi, non devo, non devo, non devo, non devo. 
L'istante dopo, il buio. Il buio rotto solo dall'immagine tremula di sua figlia piangente, un paio di giorni prima, quando Harvey ha cercato di levarle la tiara per lavarle i capelli, e lei ha cominciato a piangere disperata, disperata come nessuna bambina dovrebbe mai essere disperata, disperata per la sua tiara di plastica, la tiara che, ovviamente, Harvey le concederà di tenere.
Si sveglia di soprassalto sette minuti dopo essersi addormentato. Gronda sudore freddo da ogni poro della pelle e, con l'immagine di Lucille in lacrime stampata nelle retine, anche Harvey Morgan scoppia a piangere.